La comunità di Parma offre le chiavi della città a Carlo di Borbone
Ilario Spolverini | 1733
Attualmente esposta: Musei civici di Palazzo Farnese, Pinacoteca
Dai documenti trovati da G. Godi (1993), risulta che fu lo Spolverini a dipingere questo quadro sull’evento della presa di possesso del ducato farnesiano da parte di sua altezza reale l’Infante di Spagna Carlo di Borbone, dopo che fu accertata la non gravidanza di Enrichetta d’Este, moglie dell’ottavo e ultimo duca Antonio Farnese. Risulterebbe anche che l’architetto-scenografo Maurizio Lottici avesse riprodotto nella stessa tela l’apparato effimero (una cappella), che aveva realizzato fuori dalla porta di San Michele. Lo stesso studioso è propenso a datare questa tela prima del rilascio allo Spolverini della patente di familarità da parte di Dorotea (20 gennaio 1734) per “i lunghi e continuati servigi alla Ser.ma casa Farnese e alla persona nostra prestati nella sua professione”. Il dipinto era stato attribuito al Brescianino dai due Arisi (1960 e 1975) come “Processione davanti alla chiesa delle Benedettine in Piacenza”, inaugurata nel 1683 per iniziativa di Ranuccio II. In effetti esiste una somiglianza con la chiesa piacentina, ma certo essa non corrisponde. Se ben si osserva si nota il tono spolveriniano delle cerimonie sia nelle figure in posizioni processionali, sia nelle descrizioni dei cavalli e delle carrozze; così pure si nota l’inserimento a forza dell’edificio a pianta centrale a dipinto già cominciato, in quanto i contorni sono sbavati e sovrapposti alle figure e la mistica del colore è molto diversa. Inoltra si vede come l’Infante riceva l’omaggio di tutta la comunità non tanto la chiave di una chiesa. È uno Spolverini ultrasettantenne, un po’ stanco, un po’ sommario nei particolari, ma ancora straordinariamente efficace. Nella scena ritornano motivi inventati per le nozze di Elisabetta: carrozza a sei cavalli, livree e cappelli piumati, contrapposizione di figure per mimare piccoli aneddoti e scene di genere. Forse è anche l’ultimo quadro dello Spolverini, dedicato proprio a colui che gli ordinerà un anno dopo di schiodare le sue tele grandi e piccole dai telai, che con tanto amore e fatica egli aveva dipinto in quarant’anni di servizio alla corte, per metterle in apposite casse da inviare a Napoli dove il duca era diventato re.
Informazioni tecniche
• ante 1799: Palazzo Reale (forse); Palazzo di Capodimonte;
• Ante 1806-1816: Palazzo degli Studi;
• Fino 1928: Real Museo Borbonico; Museo Nazionale;
• Fino 1935: sottoconsegna a Palzzo Farnese;
• Musei Civici di Palazzo Farnese;
Bibliografia
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V. Pancotti, Il Palazzo Farnese rivendicato dal Comune di Piacenza, in “Piacenza”, 1927, p.14;
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F. Arisi, Il Museo civico di Piacenza, Piacenza 1960, p. 308 (n.434);
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R. Arisi, Il Brescianino delle battaglie, Piacenza 1975, pp. 48 – 50 (n.10);
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F. Arisi, Il punto su Francesco Monti, detto il Brescianino delle Battaglie, in “Altre cose piacentine d’arte e storia”, Tip.Le.Co., Piacenza, 1987, p.137;
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G. Cirilo, G. Godi, I dipinti su tela di Ilario Spolverini per il Palazzo Ducale di Colorno, in Quaecunque recepit Apollo, Parma 1993, pp. 92–94;
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S. Pronti, Le grandi imprese di corte: i Farnese per Piacenza, in "La pittura in Emilia e Romagna. Il Seicento", Bologna 1993, p. 166;
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S. Pronti, in "Il Palazzo Farnese a Piacenza. La Pinacoteca e i Fasti", catalogo della mostra (Piacenza, 1992) a cura di Stefano Pronti, Milano 1997, p. 211 (n.57).
Scheda di S. Pronti, in Il Palazzo Farnese a Piacenza. La Pinacoteca e i Fasti, catalogo della mostra (Piacenza, 1992) a cura di Stefano Pronti, Milano 1997.
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