Giulio II con il cardinale Farnese, futuro Paolo III
Ultima modifica 30 ottobre 2024
Sebastiano Ricci
Attualmente esposta: Musei Civici di Palazzo Farnese, Sezione Civica
Non poteva non essere rappresentato Paolo III ai tempi del suo cardinalato, che durò quarantuno anni sotto sei papi, di cui quattro lo sostennero particolarmente: Alessandro VI Borgia lo creò cardinale nel 1493, Giulio II della Rovere lo propose come diplomatico; Leone X Medici – suo ex compagno di studi giovanili – gli concesse ulteriori privilegi; Clemente VII Medici lo tenne in massima considerazione, indicandolo come suo successore. Qui è raffigurato Giulio II, ammirato dal Farnese perché aveva rafforzato e ampliato lo stato pontificio, annettendovi Bologna, Ravenna, Piacenza e Parma, di cui il cardinale Farnese fu creato vescovo nel 1509; cioè pose le premesse per la costruzione del futuro (1545) ducato farnesiano. La fisionomia di Giulio II è coerente con quella discendente dal ritratto di Tiziano di Palazzo Pitti, con la barba che si fece crescere dopo la sconfitta subita contro i francesi. L’altro aspetto più problematico riguarda la fisionomia del cardinale Farnese con la barba, di cui non esiste precedente iconografico, diversamente dal raffinatissimo ritratto in piedi di Raffaello di Capodimonte. Il Ricci potrebbe aver fatto ricorso a un espediente riutilizzando il volto del cardinale Alessandro, omonimo e nipote di Paolo III, e non di lui meno grande, per immetterlo nella figura del nonno, rendendo nello scorcio il naso più lungo e aquilino. Altri interrogativi pone il volto del giovinetto, che potrebbe essere il figlio Pier Luigi (1503-47) legittimato proprio da Giulio II. Qui il papa sembra alla fine del suo pontificato e indica il ramo d’ulivo in segno di pace, quasi preannunciando il programma, che egli non poté adottare e che indica al futuro Paolo III. Il Palazzo sulla sinistra potrebbe alludere al Palazzo della Cancelleria, dove il Farnese, fu a lungo tesoriere, oppure il palazzo cardinalizio di Roma, nella vignolesca però con finestre grandi e mezzani e di quello di Piacenza. In questo quadro il Ricci sembra anche richiamare e risolvere in modo originale il celeberrimo triplice ritratto di Paolo III e i nipoti di Capodimonte, inserendo il volto del “Gran Cardinale” nella figura del nonno e alludendo a Pier Luigi al posto di Ottavio. È uno schema che va messo in relazione al dipinto Paolo III approva il progetto del castello di Piacenza, presentandogli da Pier Luigi, presenti il cardinale Alessandro, Ottavio e il cardinale Ranuccio, figli del primo duca di Piacenza e Parma. Più ancora che nell’altro suo pendant, il Ricci esibisce alla grande rossi e bianchi, gareggiando con i ritratti dei sommi maestri del Cinquecento.
Informazioni tecniche
Bibliografia
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F. Arisi, 1996, p.2;
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S. Pronti, in Il Palazzo Farnese a Piacenza. La Pinacoteca e i Fasti, catalogo della mostra (Piacenza, 1992) a cura di Stefano Pronti, Milano 1997, p.220 (n.99).
Scheda di S. Pronti, in Il Palazzo Farnese a Piacenza. La Pinacoteca e i Fasti, catalogo della mostra (Piacenza, 1992) a cura di Stefano Pronti, Milano 1997
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