Affreschi medievali

Ultima modifica 13 giugno 2023

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I Musei Civici custodiscono una vasta sezione medievale. Nella sala 6 del piano rialzato sono esposti dal 1988 affreschi tardo-medievali provenienti da chiese piacentine e da luoghi di culto dei dintorni.

Gli affreschi, strappati dalla loro originaria collocazione, provengono per la maggior parte dalla cappella di Santa Caterina e dall’abside settentrionale della sconsacrata chiesa piacentina di San Lorenzo; dall’ex refettorio di Santa Chiara di Piacenza e dalla cappella del castello di Pontenure (PC).

 

Da vedere

Ciclo di affreschi della Cappella di Santa Caterina

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Ciclo di affreschi della Cappella di Santa Caterina - Maestro di Santa Caterina - Fine sec. XIV
Provenienza: chiesa di San Lorenzo, abside di sinistra.

Gli affreschi provengono dalla chiesa di San Lorenzo, precisamente da una delle cappelle lungo la navata sinistra, dedicata a  Santa Caterina e dall’abside della stessa navata.
La chiesa venne edificata nel XII secolo, poi ricostruita nella seconda metà del Duecento. Nei secoli il luogo di culto subì profonde trasformazioni e modifiche della sua funzione iniziale (da chiesa a magazzino, a rifugio). Le pitture medievali riemersero durante il crollo di una volta della cappella di Santa Caterina nel 1958. Nel 1960 iniziarono i lavori di recupero degli affreschi, che trovarono definitiva collocazione in questa sala del museo nel 1988.
La datazione dovrebbe essere fatta risalire agli ultimi due decenni del Trecento.
Il ciclo presenta caratteri di sofisticata ricercatezza ed eleganza nei tratti fisionomici, nelle raffinate gamme cromatiche, nei panneggi delle vesti, che hanno fatto ritenere che un'unica maestranza abbia lavorato nella cappella e nell’abside. Le maestranze che lavorarono in questa chiesa operarono anche presso la corte viscontea, si può dunque ipotizzare l’esistenza di un maestro lombardo, appartenente alla cerchia di Giovannino de’ Grassi (1350-1398), chiamato convenzionalmente “Maestro di Santa Caterina”, operante in questo ciclo e nei restanti affreschi della chiesa, nei quali si riscontra una medesima cifra stilistica, unita ad un programma iconografico organico e unitario.
Gli affreschi della cappella di Santa Caterina rappresentano: Caterina riceve i Cavalieri, Sposalizio mistico di Santa Caterina, Disputa di Santa Caterina con i filosofi, Santa Caterina in carcere, Supplizio della ruota, Santa Caterina rincuora i cristiani, Funerali dell’Imperatrice, Martirio di San Bartolomeo, Decollazione di Santa Caterina, L’imperatore Massimo interroga Porfirio e lo fa decollare, Trasporto del corpo di Santa Caterina sul Sinai.

Cappella di Santa Caterina

Incoronazione della Vergine e Trinità


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Incoronazione della Vergine e Triinità - Bartolomeo e Jacopino da Reggio - 1355-60 - Affresco, cm. 241x312
Provenienza: chiesa di San Lorenzo, presbiterio.

L’affresco è ripartito in due sezioni da una cornice decorata a losanghe: a sinistra la Trinità, molto lacunoso; a destra Cristo incorona la Vergine, seduti in trono ligneo con quattro angeli ai lati, due dei quali reggono un organo portativo e un salterio. La critica aveva attribuito questi affreschi a un artista influenzato dai modi di Altichiero, e il Gibbs aveva notato la somiglianza tra la decorazione policroma a losaghe di questo affresco con il simile ornamento presente nella Madonna di Fidenza di Tommaso da Modena. Allo stato delle ricerche gli affreschi sono attribuiti a Bartolomeo e Jacopino da Reggio.

 

Celebrazione della Messa

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Celebrazione della Messa - Bartolomeo e Jacopino da Reggio - 1350 ca. - Affresco, cm. 211x262
Provenienza: chiesa di San Lorenzo, presbiterio.

Questo affresco era posto specularmente a quello con l’Incoronazione della Vergine e la Trinità, quindi si presume che entrambi siano stati eseguiti dagli stessi artisti, Bartolomeo e Jacopino da Reggio. L’affresco è molto lacunoso, ma ciò che si vede rappresenta un agostiniano colto nell’atto di celebrare una funzione religiosa di fronte ad un altare sormontato da un polittico cuspidato, mentre alle sue spalle un gruppo di astanti discutono tra di loro e alcuni frati intonano un canto; il tutto in un clima di curiosità e meraviglia coinvolgente. La critica ha posto l’accento sulle affinità con le opere di Tommaso da Modena.

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